Crisi della Sanità in Emilia Romagna. Altri 100.000 in lista di attesa. Donnini chiede più soldi. Ma è una misura sufficiente?
Si aggrava la crisi della sanità in Emilia-Romagna, soprattutto attraverso l’allungamento delle liste di attesa con altri 100.000 pazienti che si aggiungono a quelli che attendono spesso mesi per avere una visita o un esame radiologico fal servizio sanitario pubblico (diversa la situazioni per chi è disponibile a pagare centinaia di euro che invece può ottenere una visita subito in libera professione anche negli ospedali pubblici o pagarsi un esame). Per far fronte a questa situazione e l’assessore alla sanità Donini ha chiesto al governo di finanziare di più il servizio sanitario pubblico, annunciando la presentazione di una legge iniziativa regionale. Ci chiediamo: è sufficiente avere più soldi oppure occorre – oltre ovviamente a dedicare più risorse al servizio per la salute – anche una nuova organizzazione più centrata sui cittadini e meno centralistica e burocratica? In sostanza siamo sicuri che non occorra rivedere profondamente il modello emiliano romagnolo della sanità che ha dato in passato buoni risultati ma che ora non sembra più quello ottimale? Ci sono evidenti segnali di crisi in questo modello che riguardano, ad esempio, la figura del medico di famiglia – spesso trasformato in un prescrittore di ricette suo malgrado – ma anche il livello eccessivo di ospedalizzazione. I decreti 71 e 77 approvati dal Governo in attuazione del PNRR sono importanti. Ma forse occorre una revisione anche profonda del modello emiliano nella direzione di un Welfare di Comunità, come propone la Scuola Achille Ardigò del Comune di Bologna.