È morto Paolo Mengoli, socio onorario e sociofondatore della Associazione Achille Ardigò

di Mauro Moruzzi

Ìl  7 marzo 2025  è deceduto a 84 anni è il nostro Paolo Mengoli, socio onorario e socio fondatore della Associazione Achille Ardigò.  Con Paolo ci siamo conosciuti tanto tempo fa, quando io frequentavo  Achille Ardigò, il mio maestro che aveva di lui una stima incondizionata . Poi abbiamo consolidato questa nostra amicizia in consiglio comunale a Bologna, all’inizio degli anni 90. E anche dopo: lui alla Confraternita della Misericordia e al Segretariato Sociale Giorgio La Pira, nell’associazionismo cattolico bolognese vero, quello della difesa dei deboli. Un’amicizia che è continuata quando io ero assessore alla sanità poi alla direzione di Cup2000 e all’Università. Il suo impegno all’Ambulatorio Biavati di Strada Maghiore, in cui si curavano e si curano tuttora le persone più emarginate dalla società, è noto. Lo fondò assieme ad Antonio Anton Maria Mancini, anche lui consigliere della democrazia cristiana in consiglio comunale ma ancor prima docente di chiara fama alla nostra facoltà di medicina. Paolo era laureato in matematica, aveva lavorato nelle prime centrali atomiche ma aveva una modestia e un comportamento “alla mano“, fatto apposta per nascondere i suoi meriti ed essere uguali agli altri, soprattutto ai poveri. Non è un caso che uno dei suoi tanti figli è diventato un bravo prete dehoniano e ha continuato la l’opera del padre. Anche mio figlio Martino è stato affascinato dalla figura di Mengoli e dal suo impegno sociale e con lui andava a preparare la colazione per i poveri alla chiesetta di San Donato, all’inizio di via Via Zamboni. Con Paolo abbiamo fondato l’Associazione Achille  Ardigo che oggi ha sede anch’essa presso l’ambulatorio Biavati di Strada Maggiore. Fu lui, lo ricordo ancora, ad attaccare la targa della nostra Associazione niente a fianco di quel portone. E così ci onorò.  E io volli, nonostante la sua contrarietà, dedicare una delle prime nostre iniziative alla sul figura di promotore  di un volontariato vero, che chiede pochi soldi al pubblico, si fa poca pubblicità e si dà un gran daffare. Ma c’è dell’altro nella figura di Paolo, che va ricordato e che affascinava anche Ardigò: la sua capacità di non seguire la corrente ma di dire sempre quello che pensava, di essere anche scomodo e quando era necessario di fare poche mediazioni in un mondo, quello politico  bolognese, che viveva quasi esclusivamente di lunghe mediazioni. Era molto legato a monsignor Ernesto Vecchi, a lungo scomodo vescovo ausiliare di Bologna, poco propenso ai compromessi tra cattolici e comunisti, quindi considerato un prelato “di destra”. Noi all’inizio non comprendevamo bene questa amicizia, peraltro ampiamente condivisa dal maestro Ardigo. Poi col tempo capimmo: anche Ernesto Vecchi era un uomo vero, un prete tutto d’un pezzo, che non amava quell’intellettualismo cattolico tanto aperto al sociale quanto pronto al compromesso politico,  alla disattenzione su questioni fondamentali che riguardano la libertà della persona, quella vera.
Di ciò ebbi prova in momenti cruciali, quando conducevamo battaglie dure per realizzare  il primo CUP Cittadino, il sistema elettronico per le prenotazioni delle visite e degli esami che non faceva distinzione tra ricchi e poveri, tra raccomandati e persone prive di relazioni sociali importanti. E anche quando arrivammo alla realizzazione del primo fascicolo sanitario elettronico che più o meno aveva lo stesso scopo. La potente burocrazia regionale non amava queste innovazioni-così come oggi potremmo dire che non le ama la burocrazia centrale dello Stato- e si diede da fare con ogni mezzo per impedirne l’attuazione. Arrivarono perfino a voler far chiudere a Cup2000, il luogo di queste importanti ideazioni, il primo DataCenter del CUP e poi dell’FSE, che avevamo costruito con grande fatica e trovando i soldi con grande difficoltà. Allora Paolo Mengoli ci suggerì pragmaticamente una “buona benedizione” chiamando monsignor Ernesto Vecchi che venne in via di Borgo San Pietro, dove aveva sede la nostra società, e gettò acquasanta-con nostra grande preoccupazione per le possibili conseguenze-sui server, sulle nostre macchine, pronunciando queste parole:” che nessuno abbia il coraggio di spostarle da qui “. Al suo fianco c’era Paolo Mengoli perché fu lui a portare il vescovo ausiliario in quella sede. Con Paolo si poteva andare d’accordo così com’era facile litigare. A me, a noi, ha fatto tanto bene e lo ricorderemo per sempre come uno dei nostri, di quelli che non si piegano, che quando hanno un’idea buona in testa la portano avanti con coraggio. Riposa in pace Paolo,

Mauro Moruzzi

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