Ha ancora senso l’impegno sociale?

L’altra sera abbiamo casualmente partecipato a una discussioni assieme a piccolo  gruppo di professori della nostra università  ed esponenti politici bolognesi. L’incontro, dopo un dibattito, era del tutto informale. I nostri  interlocutori aderivano all’area di centro sinistra e alcuni avevano anche responsabilità istituzionali importanti, perfino  parlamentari. Abbiamo colto l’occasione per informarli sull’attività della Associazione Achille  Ardigò che da sei anni svolge compiti di promozione culturale per un nuovo welfare attento ai diritti e ai bisogni dei cittadini. Abbiamo anche accennato al ruolo che l’associazione ha svolto, in accordo con il Comune di Bologna, per promuovere la scuola di welfare che porta sempre il nome di Ardigò e che da due anni svolge un’intensa attività di formazione e ricerca sul Welfare di Comunità,  di indubbio interesse nazionale. Ovviamente i nostri interlocutori hanno manifestato interesse ed espresso giudizi estremamente positivi su queste iniziative, in particolare sulla scuola che il Comune di Bologna ha promosso. Però, nel corso della discussione,  hanno colto anche l’occasione per farci notare che oggi l’attività politica e culturale, soprattutto la carriera politica ed accademica, a cui loro necessariamente non possono essere disattenti, non passa più attraverso queste vecchie e ormai obsolete pratiche di volontariato sociale che entusiasmavano tanto Achille Ardigò. Uno degli interlocutori, un parlamentare,  ci ha espressamente  fatto osservare che  ‘ciò che conta’ è essere nella corrente e nella cordata giusta, quella vincente  a Roma, perché da questo discende ogni possibilità di fare poi cose importanti e di avere successo politico. Non è più come un tempo, quando queste cose si ottenevano dal basso , facendo volantinaggi davanti ai luoghi di lavoro o attività di ricerca e di pratica sociale nel territorio. È nel salotto buono, romano e più raramente bolognese, che si decide tutto, volenti o nolenti. Un giovane professore accademico, tra l’altro di recente promozione e che proviene dagli studi sociologici, ha sostanzialmente confermato questa tesi affermando che ormai oggi nessuno si entusiasma per iniziative volontarie, seppure interessanti e utili, come accadeva quando il professor Ardigò si fermava con i suoi interlocutori a pranzo nei ristoranti delle viuzze attorno a Strada Maggiore. Oggi contano i finanziamenti ai progetti, le coperture politiche e accademiche e non c’è tempo, francamente, per altre cose. Ci siamo limitati ad ascoltare i nostri interlocutori senza prendere una frettolosa posizione che sarebbe apparsa  più dettata da motivi passionali o ideologici. L’argomento merita una serie riflessione dalla quale potrebbe scaturire che ogni nostalgico ricordo legato alle passioni culturali e politiche del passato è effettivamente fuori dalla realtà. Almeno da questa realtà. Parliamone.

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