“Da solo a difendere i propri diritti”, di Mauro Alberto Mori
Da solo a difendere i propri diritti. Da solo a reclamarli. Da solo, spesso, ad arrangiarsi per sopperire alla loro mancanza.
Il cittadino, all’alba del terzo millennio, riscopre la precarietà. Precarietà in molti sensi, anche e soprattutto precarietà dei diritti. Quelli che pensavamo aver conquistato una volta per tutti. Quelli che sono scritti in Costituzione. Quelli che, noi occidentali del secolo ventunesimo, abbiamo dato per scontati. Quelli che spesso, senza accogersene, sono entrati nel nostro modo di vita. Ma non è più così. La lunga storia dei diritti crescenti si è come interrotta. E, come sempre accade in questi casi, quando ci si ferma, si arretra. Sociologi e storici potranno essere molto più precisi e chiari in questa ricostruzione. Lasciamo agli esperti le doverose analisi su questo fenomeno. Accontentiamoci, in questo breve scritto, di qualche considerazione molto concreta.
I tre temi messi sotto i riflettori dall’Associazione Archille Ardigò per la Scuola dei diritti, sono un bel campo di analisi. Salute, lavoro giovanile e assistenza agli anziani sono argomenti da far tremare i polsi. Ma il problema, per dirla un po’ brutalmente, è diventato quello che si è sintetizzato all’inizio: il cittadino è sempre più solo. Abbandonato dalle Istituzioni, abbandonato dai partiti. Con un’aggravante: abbandonato da Istituzioni governate da forze di centro, di sinistra, o comunque moderate e non da forze ideologicamente ispirate da idee conservatrici o liberal spinte. Abbandonato anche dai partiti di sinistra. Anzi, soprattutto dai partiti di sinistra. Diciamocelo: il Pd ha lasciato solo il cittadino orfano dei suoi diritti. (La parola diritti non è senz’altro tra le più presenti nel vocabolario del segretario del Pd, è un concetto quasi sconosciuto nei discorsi dell’ex premier, e la politica dei bonus è, se ci riflettiamo, proprio il contrario di una politica per i diritti dei cittadini).
Anche in questo caso stiamo ai fatti concreti. Istituzioni con bilanci sempre più striminziti, anziché pensare a nuove soluzioni, anziché sperimentare strade innovative, nella maggior parte dei casi hanno avuto buon gioco a tagliare sui diritti (primari, come quelli di cui sopra) dei cittadini. È comprensibile. È la via più facile. Ma non promette un bel futuro.
E i partiti, quello che resta dei partiti, quello che resta dei partiti di sinistra, hanno fatto di peggio: hanno abbandonato il campo. “Disrespect invites disrespect” ha scandito Meryl Streep dal palco dei Golden Globes. Un grande discorso politico da una grande attrice. Si riferiva a Trump e alla mancanza di rispetto per un handicappato. Ma lo possiamo adattare alla nostra situazione: la mancnza di diritti produce mancanza di diritti. Cioè: una sinistra disattenta ai diritti dei cittadini non può che produrre una società ancor più insensibile e quindi diseguale. E’ opportuno ricordare che il partito, e nel nostro caso soprattutto il Pci e la Dc, avevano anche il compito di non lasciare solo il cittadino. Avevano un ruolo attivo nella società almeno su due punti: con la politica per cercare di portare le esigenze degli strati più deboli della popolazione nelle istituzioni e con la loro capillare diffusione che era un supporto al cittadino.
L’arretramento su queste due vitali questioni della vita sociale lascia il cittadino sempre più solo. Quando ti si presenta il problema – un esame medico particolare, un ragazzo che cerca lavoro, un anziano da assistere – non sai a che campanello suonare. Non sai a chi rivolgerti. È chiaro, al nord, in Emilia, non siamo a zero. Ma quello che importa annotare, quello che bisogna sottolineare, è che stiamo arretrando. Istituzioni sempre più chiuse e sempre più a corto di risorse. Partiti sempre più autoreferenziali, centri di potere fine a se stesso. Questi sono i due fenomeni che alimentano quella solitudine. Qualcuno potrebbe dire che non è questo il compito dei partiti. Invece lo è. Lo è sicuramente per una partito di sinistra. Ma non lo fa più. Ci si mette assieme anche per far valere i propri diritti. Ma se quando si suona al citofono per reclamare i propri diritti neppure al citofono del Pd nessuno risponde, il panorama è preoccupante e il futuro per nulla incoraggiante. Diritti, dignità (delle persone) e democrazia sono le “tre D” sulle quali la sinistra non può arretrare. Tre D per le quali vale la pena fare una battaglia.
Nella battaglia per i diritti sarà fondamentale la volontà di riprendersi un ruolo da parte dei partiti. Ma ancor più importante sarà il ruolo da far giocare alle nuove tecnologie. È vero che il web ha grandi potenzialità e potenziali pericoli. Ma all’alba del 2017 è un supporto indispensabile per garantire i diritti del cittadino. Una affermazione addirittura banale che però, come possiamo constatare quotidianamente, stenta a far breccia nelle nostre Istituzioni. Pensiamo appunto ai tre settori citati sopra (salute, lavoro e assistenza) e riflettiamo sui ritardi che in questi campi ci sono stati anche nella “avanzatissima” Emilia. Il web può portare i diritti a casa di tutti. Ma sul web devono viaggiare anche le rivendicazioni dei cittadini. Innovare la fornitura di servizi, vale a dire andare meglio incontro ai diriti dei cittadini. Ma anche il reciproco, cioè utilizzare il web per scoprire quali sono le esigenze, i nuovi diritti, dei cittadini nel mondo digitale. Questa dunque può essere la sfida che, insieme, Istituzioni e partiti possono e debbono accettare. Forse è la strada vera per battere i populismi (nostrani e internazionali).
Mauro Alberto Mori