Strage di Bologna, Stefano Sparti ‘caduto dalla finestra’ nella sua casa di Tor Bella Monaca. Smentì le accuse del padre a Francesca Mambro e Fioravanti. Un fatto inquietante che getta un grave interrogativo dopo 40 anni di inchieste sulla strage di Bologna

(Dal Corriere, Roma, oggi) Il 53enne, sotto processo per calunnia, aveva le chiavi di casa in tasca. «Mio padre mi disse: “Non potevo fare altrimenti”»

Stefano Sparti in una foto recente

Nessuno si è accorto che era caduto nel cortile interno di una delle torri di Tor Bella Monaca, a largo Ferruccio Mengaroni. A dare l’allarme ieri mattina, poco dopo le 11, alcuni residenti che hanno trovato il corpo. Per Stefano Sparti, 53 anni, figlio di Massimo, il principale accusatore di Valerio Giusva Fioravanti e Francesca Mambro per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, non c’era niente da fare. In tasca aveva le chiavi di casa, dell’appartamento dove abitava nello stesso palazzo e che gli agenti hanno trovato in disordine, anche se non ci sarebbero elementi per pensare che sia stato messo a soqquadro 

Sarà ora l’autopsia a stabilire le cause del decesso di Sparti che sembra vivesse da solo nell’abitazione a Tor Bella Monaca. Fino a ieri sera nessuno si era presentato al Policlinico di Tor Vergata dove saranno effettuati gli esami autoptici. Fra le ipotesi seguite da chi indaga quella di una caduta dall’alto, bisognerà verificare se accidentale o se si sia trattato di un gesto volontario.

Sparti era sotto processo a Bologna dall’ottobre scorso con l’accusa di aver deposto il falso nella testimonianza del 12 dicembre 2018 durante il processo per la strage all’ex Nar Gilberto Cavallini. In particolare a essere messo in dubbio è il contenuto dell’ultimo incontro in ospedale con suo padre Massimo che, in punto di morte, alla domanda del figlio sul perché avesse indicato secondo lui falsamene proprio Fioravanti e Mambro, gli aveva risposto: «Non  potevo fare altrimenti e l’ho fatto per voi». Fra le questioni che si sarebbero dovute affrontare al dibattimento anche quella sul certificato medico per tumore al pancreas che consentì a Massimo Sparti, pentito della Banda della Magliana, di uscire dal carcere. Per il figlio era falso anche quello, e la difesa ha sempre sostenuto che il documento fu il «premio» per aver accusato i Nar della strage. 

Già nel maggio 2007 Sparti, che all’epoca dei fatti di Bologna aveva 12 anni, rilasciò un’intervista a «La Storia siamo noi» di Giovanni Minoli, sottolineando proprio che il padre, nazista dichiarato, che lo aveva chiamato Stefano proprio in modo che le iniziali del figlio fossero S.S., e dell’altro figlio Alessandro, S.A., «aveva mentito». Anche perché il 4 agosto 1980, quando due giorni dopo la strage Sparti raccontò che Fioravanti gli aveva chiesto a Roma documenti d’identità falsi per lui e Mambro, in  realtà – disse il figlio – «stavamo tutti a casa a Cura di Vetralla (Viterbo) pronti a partire per andare in montagna». Versione data anche dalla madre, dalla nonna e dalla tata di Stefano Sparti

 

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