L’odissea della sanità pubblica nel rapporto con i cittadini: una lettera di un medico pensionato a La Repubblica Bologna

oggi su La Repubblica Bologna 
Sono un medico in pensione che ha sempre creduto e lavorato nella sanità pubblica. Recentemente mi è stato prescritto un accertamento diagnostico urgente e, per ottenerlo in tempi rapidi, ho dovuto ricorrere al privato (222 euro). A seguito dell’esame, il 4 luglio mi è stata prescritta una TAC con mezzo di contrasto.
Dopo qualche giorno di attesa per verificare la possibilità di una prenotazione a carico della Ausl ho accettato quella a pagamento (222 euro) presso l’ospedale di Budrio, fissata per sabato 23 luglio. Il 21 ho ricevuto una telefonata dall’ospedale in cui mi veniva comunicato che la prestazione era disponibile solo per il giorno successivo, venerdì 22.
Ho fatto presente che non era possibile effettuare la complessa procedura di preparazione all’esame che richiede due giorni. Per tutta risposta mi è stato detto che non c’erano alternative.
Tornato al CUP ho prenotato l’unica possibilità, di nuovo a Budrio in data 28 luglio. Ma poi ho ricevuto un’altra telefonata dall’ospedale in cui mi si comunicava che causa l’assenza per ferie del medico non sarebbe stato possibile effettuare l’esame prima della fine di agosto. Considerato che questa prestazione non risulta attualmente prenotabile in regime pubblico e l’ospedale di Budrio è l’unico a fornirla in modalità privatistica, intendoesternare la mia indignazione per questo calvario, tenendo anche conto che tra le possibili diagnosi vi è quella di un tumore. Da notare che la prestazione a Budrio in data 28 luglio a sistema continua a risultare disponibile.
Qualcosanell’ingranaggio della buona sanità emiliana ha, evidentemente, grippato. Spiace comunque notare che la maggior parte delle istituzioni pubbliche (ma anche quelle private) rispondono con tempestività alle lamentele dei lettori. Ciò non vale per il settore della sanità regionale e non è una cosapositiva.
Il suolo consumato
Claudio Gandolfi
Per quello che so una scarpa consumata si può risuolare e un pantalone consumato si può rattoppare- Mi chiedo come si possano “risuolare/rattoppare” i 658 ettari di suolo “consumato” nella nostra regione nel 2021.
Se è vero (come si legge nella homepage del sito della Regione) che la legge regionale del 2017 “ha come obiettivo principale il consumo di suolo a saldo zero”, mi chiedo da cittadino dove sono i 658 ettari di verde (o comunque di superficie permeabile) a compensazione di questo consumo.

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