Strage della Stazione di Bologna e di Ustica. Su Ustica sappiamo quasi tutto (ma non si può dire). Su Bologna niente, nonostante le sentenze. Forse occorre un pronunciamento istituzionale vero, fuori dalla retorica commemorativa.
Una cosa è certa. Della strage di Bologna non sappiamo quasi nulla e di quella di Ustica sappiamo quasi tutto, ma non si può dire. Pare ormai certo, dalle inchieste del giudice Priore, che l’areo cadde per un’ala spezzata dal turbine d’aria provocato da un jet libico che gli stava vicinissimo. Il pilota si trovava in quella posizione per ripararsi da un attacco aereo nemico. Già Panella, che aveva la pessima abitudine di dire pubblicamente quello che era evidente per tutti, espresse il suo pessimismo sulle indagini giudiziarie in una famosa intervista a Radio Radicale (http://www.radioradicale.it/rubrica/7?page=55). Dubbi sono stati poi espressi anche da tanti altri, tra cui Paolo Mieli, Rossana Rossanda, Luigi Manconi, Adriano Sofri, Giovanni Spadolini, Sergio Zavoli, Liliana Cavani e altri ancora. La tesi più recente è quella che con la bomba alla stazione di Bologna si volesse togliere l’attenzione dell’opinione pubblica sul disastro di Ustica combinato dalle forze militari Nato o francesi in combutta con quelle italiane. Ma sono tesi senza prove accertate. Poi c’è la pista palestinese per la quale ha portato elementi interessanti un giudice serio come Priore (l’ordigno esplose forse casualmente in stazione portato da un agente mediorientale per fare, da qualche parte, un attentato come ritorsione ad arresti di terroristi palestinesi). Tutto il resto è fantasia politica, pressappochismo giudiziario, oppure sono posizioni di parte che coprono interessi grandi, piccoli e perfino piccolissimi. Si potrebbe partire da Ustica perché i servizi segreti italiani, quindi il nostro Governo, hanno tutte la documentazione del caso. Mattarella e Conte potrebbero farci capire cosa è successo e poi da quella verità si potrebbe arrivare, forse, a quella sulla strage della Stazione di Bologna. Ma abbiamo qualche dubbio che tutto ciò verrà fatto, in barba ai commoventi discorsi celebrativi (che avvengono da quaranta anni). Forse é giunto il momento di fare un passo istituzionale serio. Il resto è polemica politica. Nella foto una via di Bologna: il vuoto e la desolazione della città dopo 40 anni.