Anche Paolo Grandi, discente della Scuola dei Diritti interviene nel dibattito di ‘metà corso’:
Ho riletto più volte la stimolante lettera che ci ha inviato il prof Moruzzi il 21 luglio , richiamo questo passaggio:…”La cultura da cui siamo partiti, come Scuola, è quella del pensiero di Achille Ardigo. Ardigò pensava – in questo in sintonia con il filosofo e sociologo tedesco Niklas Luhmann – che i sistemi organizzati, compresi quelli pubblici e politici, e i cittadini appartenessero a due mondi diversi, con interessi oggettivamente diversi, non di rado contrastanti. Riteneva però, a differenza di Luhmann, che un dialogo tra questi mondi fosse possibile, nell’interesse del cittadino. A due condizioni: facendo crescere quello che oggi chiamiamo l’empowrment del cittadino, la capacità di quest’ultimo di conoscere, di partecipare, di essere consapevole dei suoi diritti ; e poi, sviluppando tra i professionisti dei sistema, tra i dirigenti e i responsabili pubblici, un senso forte di empatia, di autentica solidarietà sociale, una capacità di mettersi ‘nei panni degli altri’. Due comportamenti virtuosi che si oppongono agli atteggiamenti di arroganza o di disimpegno burocratici, ma anche a quella autoreferenzialità che caratterizza una certa politica e un certo modo di amministrare la cosa pubblica. Ecco, ‘far Scuola dei Diritti’ significa far crescere questa cultura ardigoiana. Questo potrebbe essere il contributo eccezionale della nostra iniziativa al futuro della città metropolitana di Bologna che si va costruendo in questi anni.”….. Mi ritrovo su quanto scritto e mi permetto di condividere una mia riflessione su un “ bisogno di informazione” su alcuni temi concreti che a mio parere non viene sufficientemente soddisfatta da parte delle istituzioni. Tre sono i riferimenti: 1) i cittadini perché tutti prima o poi ci ammaliamo; 2) i tecnici perché è loro compito gestire il progresso scientifico e le risorse economiche; 3) la politica per le scelte di indirizzo che una società organizzata gli affida. Ai cittadini il diritto di essere informati senza disonestà intellettuale o eccessivo interesse di parte e parimenti il dovere di farsi un opinione ragionata senza rincorrere il “ fine dicitore” del momento. Ai tecnici il compito di essere competenti nel fare ed esprimersi in maniera a tutti comprensibile nel divulgare. Ai politici il ruolo di non essere, almeno in sanità, perennemente in campagna elettorale con tutto quello di negativo che ne consegue. Entrando nello specifico elenco cosa vorrei che la politica supportata dal mondo tecnico per quanto inevitabilmente necessario informasse con estrema chiarezza e trasparenza: 1) Scegliere e quindi comunicare la scelta con doverosa chiarezza tra una sanità Pubblica o Privata o Pubblico Privata assumendosi la responsabilità della scelta fatta spiegandone vantaggi e svantaggi. Ora a mio parere in concreto questo NON sta avvenendo; 2) Spiegare con doverosa chiarezza: – a ) cosa si intende oggi per OSPEDALE – b) cosa si intende per oggi MEDICINA TERRITORIALE -c ) cosa si intende oggi per INTEGRAZIONE OSPEDALE TERRITORIO. Dichiarare tra prevalenza di ospedale , territorio , ospedale /territorio quale modello di offerta assistenziale si sceglie e quale è davvero l’attuale situazione del modello scelto. A mio parere siamo in una situazione nebulosa in cui prevale la politica dell’annuncio sulla realtà del realizzato; 3) spiegare con doverosa chiarezza: -a) cosa si intende oggi per MEDICINA DI GRUPPO e se e quanto è davvero realizzata -b) cosa si intende oggi per CASA DELLA SALUTE e se e quanto è davvero realizzata-c) cosa si intende oggi per CONTINUITA’ DIAGNOSTICO TERAPEUTICA e se e quanto è davvero realizzata -d) cosa si intende oggi per PRESA IN CARICO e se e quanto è davvero realizzata -e) cosa si intende oggi per PROTOCOLLI DIAGNOSTICO TERAPEUTICI e se e quanto è siano davvero realizzati -f) cosa si intende oggi per APPROPRIATEZZA diagnostico terapeutica e le correlate ricadute economiche / assistenziali -g) cosa si intende oggi per RICOVERO PER INTENSITA’ DI CURE e correlate conseguenze anche nella assistenza percepita da parte del paziente e di chi li è vicino -h) in che cosa consista per davvero il concetto CENTRALITA’ DEL MALATO e quanto corrisponda davvero alla realtà vissuta. Lo so che questo lungo e incompleto elenco appare un tecnicismo per addetti ai lavoro ,ma lo è solo in parte al contrario già ora , in radicale cambiamento rispetto al recente passato, determina non solo il risultato della risposta assistenziale ,ma anche il modo con cui viene percepita. Il cittadino deve essere informato e non credo lo sia sufficientemente. La politica senza distinzioni ha il dovere di essere trasparente e comprensibile. I tecnici nei loro diversi ruolo hanno un grande ruolo per una corretta comunicazione. E’ una strada difficile e lunga che certo non si esaurisce in pochi incontri , slogan ad effetto , un giornalismo non sempre all’altezza del compito, ma ora si ha l’impressione che se ne percorra una molto più facile che allontana dall’obiettivo di una sanità consapevole e efficace una strada guidata dal tutti contro tutti , dalla strumentalizzazione , dalla polemica , dalla autoreferenzialità , rincorrendo il particolare per sfuggire dalla responsabilità di scelte d’insieme come se un medico curasse solo con sintomatici rimandando continuamente la cura che in scienza e coscienza pensa possa risolvere la malattia ………e i cittadini troppo spesso consapevolmente o meno cadono nella trappola. La scuola può avere un ruolo per individuare una percorso di stimolo /aiuto alle istituzioni nell’assolvere questo debito informativo in maniera strutturata e non occasionale ?
Paolo Grandi, discente della Scuola dei Diritti dei Cittadini A.Ardigò